Ogni anno le famiglie spendono piccoli capitali per il corredo scolastico, ed è giusto che siano soldi spesi bene. I libri di testo acquistati dovrebbero essere davvero validi, poiché le statistiche sulla lettura nel nostro Paese parlano chiaro: quelli scolastici sono tra i pochi − talvolta gli unici − volumi che entrano in casa.
Sono convinta che, anche con l’avvento delle nuove tecnologie, la scuola non potrà fare a meno dei libri di testo neppure in futuro. I libri sono portatori di ideologie: non solo quelli che riguardano materie interpretabili come la narrativa, ma anche quelli che trattano argomenti più “neutri” quali la geografia, la biologia, la matematica.
È fondamentale che i libri adottati dalla scuola vengano effettivamente utilizzati, lasciando perdere i cosiddetti “volumi monumentali” di cui, già in partenza, si sa che verrà sfruttata solo una minima parte. Nonostante la grande attenzione posta ultimamente sugli aspetti didattici e tecnici, molti libri in commercio sono spesso centrati più sulla disciplina che sullo studente. I manuali rappresentano un aspetto fondamentale per la formazione dei ragazzi, perciò un cattivo testo può diventare un cattivo compagno.
Se dovessimo elencare le caratteristiche e le qualità essenziali di un buon libro di testo, la prima sarebbe la chiarezza, talmente ovvia da essere spesso dimenticata. Si dovrebbero privilegiare i testi semplici, pur senza scendere nella banalizzazione. A seguire, l’aggiornamento: dovremmo chiederci se il testo che ci viene proposto è veramente aggiornato o se ha subito soltanto una seduta di veloce e approssimativo restauro. Anche le dimensioni giocano un ruolo importante: un buon manuale è in genere snello, essenziale, di facile consultazione, fornito di un buon indice analitico. Il manuale efficace è quello che viene conservato e consultato per tutta la vita. Occhio al prezzo: dietro allo studente c’è una famiglia o un solo genitore che deve affrontare spese notevoli. Per alcune materie è importantissima la presenza degli esercizi, che dovrebbero essere adeguati e armonizzati alla parte teorica, tanti e vari, oltre che rinnovati di frequente. Il libro di testo “ideale”, tra le altre cose, dovrebbe ridurre la necessità, pur sempre ammissibile, di integrare con altri testi o fotocopie. Infine la veste grafica: la funzione dell’immagine è innegabile e, in certe discipline, indispensabile. Tuttavia talvolta si eccede, innescando il dubbio che l’immagine possa sostituire buona parte del testo. Le immagini dovrebbero essere poche, significative e sempre accompagnate da una buona didascalia.
Un buon libro, secondo le concezioni della comunicazione e dell’apprendimento, dovrebbe definire chiaramente gli obiettivi didattici all’inizio di ogni sezione, evidenziare le relazioni esistenti fra i vari capitoli, avere dei test di autovalutazione con cui verificare il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento preposti.
Ci deve essere, dunque, un buon bilanciamento tra testo e illustrazioni per motivare e suscitare attrazione e attenzione, completare o esplicitare il testo. Leggibilità non solo grafica ma anche psicologica.
I libri non vengono proposti a caso, e i docenti devono verificare che rispondano ad alcuni requisiti: le potenzialità per lo sviluppo di argomenti fondamentali, la caratterizzazione dei contenuti propri di ogni insegnamento, i nessi con le altre discipline, il linguaggio adeguato all’età dei destinatari, la presenza di indicazioni bibliografiche per eventuali approfondimenti.
Nella realtà avviene proprio così? Confido nelle scelte dei docenti, ma lascerei l’ultima parola agli studenti che sui testi scolastici studiano tutti i giorni, una bella pezza d’appoggio che li invita o li allontana dall’utilizzo… e dal sapere.